Daniel Libeskind Judisches Museum Berlino






Nel 1998 a Berlino terminano i lavori di realizzazione di una delle aree museali più importanti e particolari al mondo per storia, tradizione e fattura nata per celebrare la vita la cultura e l’arte della civiltà ebrea berlinese e per non dimenticare le terribili sofferenze, persecuzioni e devastazioni imposte a questo popolo innocente.
L’architetto polacco Daniel Libeskind con l’opera del museo ebraico raggiunge un livello di sintonia molto alto fra ideazione architettonica e organizzazione museologica; molteplici sono anche i riferimenti all’origine progettuale che vanno dalla stella di David, ad un’opera musicale, all’elenco dei deportati berlinesi fino alla data del 1948.
Libeskind su questo progetto scrive anche un testo intitolato Between the lines, “ fra le righe”, esse sono due le linee del suo pensiero, come quelle di ogni pensiero: una dritta, ma ridotta in pezzi, e una complessa e articolata ma infinita ad indicare il rapporto duale che intercorre, ad esempio, tra fede e azione, fra credo politico e risposta architettonica.
L’architetto ripropone questa dicotomia nel progetto dove due linee diverse tra loro si intersecano: una è quella a “zig-zag”, segno fulminante, duro e violento che cambia direzione in continuazione e non è geometricamente controllabile, derivante da una matrice esagonale distorta, lontano ricordo di una stella a cinque punte, l’altra è una striscia vuota fortemente percepita dal visitatore che taglia la fabbrica in due dalle fondamenta alla sommità, un luogo isolato traduzione spaziale della linearità della tradizione ebraica e testimone della sua drammatica assenza.
L’opera si organizza su cinque livelli: il piano sotterraneo oltre che ad aree destinate agli archivi, ai depositi, agli impianti, alla sicurezza, ospita la mostra permanente del judisches vero e proprio mentre il primo piano è dedicato a mostre temporanee, i due livelli superiori contengono sale dedicate alla storia del teatro, alla moda, alla storia della città e l’ultimo piano è destinato ad uffici.
L’intero museo all’esterno è uniformemente rivestito di fogli modulari di zinco con andamento diagonale, che lo connotano come una macchina bellica, interrotti dagli squarci dirompenti delle bucature in contrasto con la regolarità dell’altezza della fabbrica.
L’interno è racchiuso da pareti in cemento armato in faccia a vista e l’ortogonalità delle altre pareti bianchissime è interrotta da drammatiche bucature asimmetriche tutte diverse tra loro.
L’ingresso principale è posto nel vecchio museo adiacente per poi scendere sottoterra e risalire alla visita del dipartimento ebraico del museo e da qui tre possibili percorsi che si intersecano: il primo ad est conduce agli spazi espositivi, è quello della storia che dalle radici dell’uomo ascende verso il futuro; ciò è reso attraverso una galleria e una scalinata ascensionali di cui l’ultima è rastremata verso il fondo facendola apparire ancora più lunga di quanto non sia al visitatore che la percorre e in alto il suo spazio è interrotto da pilastri a sezione quadrata disposti in maniera irregolare.
Gli altri percorsi riguardano le altre due possibilità che la storia ha offerto al popolo ebreo: lo sterminio o l’esilio. Il primo simboleggiato da una torre chiusa, gelida, senza condizionamento, con una luce molto molto flebile proveniente da un ritaglio trapezoidale del cielo,è il cosiddetto memoriale dell’Olocausto, un luogo di angoscia e di meditazione. L’altro è un giardino esterno dedicato al poeta e compositore E.T.A. Hoffmann, un giardino a pianta quadrata che contiene 47 pilastri a sezione quadrata cavi ed inclinati che rappresentano dei cannoni che simboleggiano i mezzi di sterminio all’interno dei quali sono inserite delle piante di ulivo; tutto ciò costituisce un complesso motore per la nostra mente che ci induce a rimettere tutto in discussione.

contesto luogo

prima griglia orientata



seconda griglia orientata

Cantiere Infanzia

il video che segue nella seconda parte mostra la realizzazione di una scuola dell'infanzia intitolata "Cantiere Infanzia" e messa in opera dalla cooperativa sociale Nuove Risposte a Roma nel quartiere Quarticciolo. Il concetto di "cantiere"evoca l'idea dei lavori in corso: si tratta infatti di un progetto dinamico, in grado di abbracciare le esigenze e le necessità dei suoi piccoli utenti, per aiutarli a crescere. Oltre alla grande attenzione posta alla progettazione, avvenuta non solo ad opera di architetti ma anche con l'ausilio di pedagogisti, l'ing. Francesco Marinelli, dirigente dell'istituto nazionale di Bioarchitettura, descrive gli accorgimenti avuti riguardo le tecniche e i materiali naturali utilizzati.

Partnership al progetto

Nel VI municipio del comune di Roma è stato bubblicato un "Piano regolatore sociale" per il triennio 2008-2010 al fine di pianificare interventi volti a salvaguardare la popolazione e soprattutto le fascie deboli che la compongono tra cui anziani, immigrati in difficoltà, portatori di handicap, bambini. All'interno del piano regolatore sociale si inserisce il "piano sociale per l'nfanzia e l'adolescenza"(Legge 285/97)
Esso ha fornito grandi opportunità in favore dell’infanzia e dell’adolescenza e nella realizzazione di migliori condizioni di vita favorendo una nuova cultura della progettazione partecipata sul territorio e dell’integrazione tra istituzioni diverse. La stessa legge ha favorito l’integrazione tra soggetti ed azioni sul territorio per l’attuazione di sinergie e di politiche di rete attraverso l'ideazione di progetti tra i quali: progetto n. 22 “La Casa della Arti e del Gioco”, progetto n. 24 “Centro per la sicurezza urbana del bambino”, progetto n. 27 “Prevenire il disagio con l’integrazione scolastica”.
In questo complesso quadro di idee si va ad inserire bene quella della realizzazione di un centro per l'infanzia ed un ruolo importante potrebbe rivestire la cooperativa sociale Nuove Risposte. la cooperativa è una onlus che è nata nel 1980 con l’esigenza di trovare forme nuove di servizi in grado di soddisfare bisogni che andavano modificandosi e manifestandosi nella società con uno sguardo particolare alla fascia definita "debole" della popolazione come gli anziani, i portatori di handicap, i minori e le famiglie, i portatori di disagio psichico.
Nuove Risposte nel tempo ha rafforzato la sua vocazione nei termini di intervento professionale per la prevenzione del disagio sociale e la promozione del benessere individuale. Non soltanto, quindi, come un intervento "riparativo di un danno", ma come attività di natura realmente preventiva.
Scopo fondamentale della Cooperativa è quindi, nel concreto, la realizzazione di progetti e servizi che promuovano l'agio degli attori dell'intero sistema - cooperativa, degli utenti come degli operatori, attraverso la realizzazione di un sistema economico a gestione democratica e partecipata in cui ogni singolo socio sia protagonista dei vari processi. La Cooperativa intende mettere al centro della sua azione la persona, sia essa l'utente - cliente o l'operatore.
Il principio che organizza e regola la cooperativa Nuove Risposte è perfettamente in linea con quello di Urban voids e quindi è anche per questo ancora più auspicabile una collaborazione, pur se ipotetica fra le due "organizzazioni".
Attualmente la cooperativa Nuove Risposte opera in ambito regionale; le sue attività sono concentrate nei territori delle province di Roma e Frosinone. Le più importanti opere realizzate a Roma e da poco inaugurate sono: "Cantiere Infanzia"- un centro con attività e servizi dedicati a bambine e bambini- e "Centro Alzheimer Madonna della Speranza" - un centro servizi semi-residenziale che accoglie persone affette da Alzheimer e altre forme di demenza allo stadio lieve-moderato, con capacità di deambulazione -.